Bottega di Architettura

Bottega di Architettura | Carlo Deregibus Silvia Sgarbossa | logo
Progetto e Allestimento: Reinerio Architetti + Carlo Deregibus / Bottega di Architettura
Consulenza strutturale: ing. Innocente Porrone – IPE progetti Srl
Realizzazione: Antiqua Restauri Srl di Luciano e Silvia Paschetto con Gianpaolo Morandi
Con il sostegno di AVTA – Associazione Venariese Tutela Ambiente e Beni Culturali
Inaugurazione 12 luglio 2019 h. 18.30

Un sogno che dura da 500 anni.

Quanto può durare una visione? Quanto vale la pena aspettare per vedere un sogno realizzarsi? Questa storia nasce nel 1482, quando il Duca di Milano, Ludovico il Moro, propone a Leonardo di costruire la più grande statua equestre del mondo. Un progetto che proietta il genio leonardesco verso nuove vette, ma che non si realizzerà mai a causa della guerra. Un’opera visionaria, ma irrealizzata. Nel 2011 quel sogno viene ripreso da Dante Ferretti, che per la mostra “Leonardo: il genio, il mito” disegna dei bozzetti in cui amplifica ancora le dimensioni della statua. La sola testa diventa alta oltre 10 metri. E finalmente viene costruita quella che sarebbe stata una immensa cassaforma. Quella visione utopica diventa reale, anche se in negativo: con la stessa potenza immaginifica, aumentata in proporzione ai tempi, ma dematerializzata.

Oggi quel sogno evolve ancora, in un’opera visionaria che ripensa di nuovo quella testa colossale, facendone un punto cardine dei Giardini della Reggia di Venaria. Perché LA LUNA E IL COLOSSO è tutto questo: un sogno lungo 500 anni, finalmente compiuto.

La straordinaria opera visionaria che rinnova il cavallo di Leonardo di Vinci. Un'opera di realismo utopico che conclude un sogno durato 500 anni | invito al vernissage | Bottega di Architettura

Il cavallo di Leonardo da Vinci.

Leonardo da Vinci giunse a Milano nel 1482: lì Ludovico il Moro gli commissionò un monumento equestre che rendesse omaggio al padre, Francesco Sforza. Era l’occasione, per Leonardo, di confrontarsi con grandi maestri come Donatello e Verrocchio. I primi disegni mostrano un grande cavallo nell’atto di abbattersi sul nemico: una schiacciante rappresentazione di potenza. Ma il progetto dovette essere modificato: dopo aver provato varie soluzioni, Leonardo si rese conto che realizzare un cavallo rampante tanto grande era impossibile. Nessun metallo avrebbe infatti offerto la resistenza necessaria a mantenere in equilibrio la statua. Così Leonardo cambiò strada.

Il secondo progetto prevedeva il cavallo al passo, ma le dimensioni divennero colossali. Il cavallo era alto infatti “12 braccia alto la cervice”, cioè oltre 7 metri! Al contrario del primo progetto, il layout della statua ne assicurava la stabilità, ma erano enormi le difficoltà costruttive, tanto che Leonardo inventò tecniche e macchine per movimentare le casseforme e fondere il metallo. Per maggior approfondimenti, vi consigliamo il bellissimo studio della Fondazione Europeana e questa pagina della Associazione Liutprand. Nel 1493 Leonardo costruì il colossale modello in creta, esponendolo all’ammirazione generale. Tutto era pronto: sarebbe bastato rivestire di cera il modello, realizzare la tonaca in terracotta e fondere le oltre 100 tonnellate di bronzo necessarie per vedere realizzata la più grande statua del mondo.

La straordinaria opera visionaria che rinnova il cavallo di Leonardo di Vinci. Un'opera di realismo utopico che conclude un sogno durato 500 anni | i disegni originali di Leonardo Madrid Biblioteca Nazionale_c 8936 f157r | Bottega di Architettura

Ma era destino che il progetto restasse su carta. Luigi XII, re di Francia, invase il Ducato d’Este, e gli Sforza usarono il bronzo per realizzare cannoni difensivi. Leonardo riparò a Mantova, il modello rimase abbandonato fino all’arrivo delle truppe francesi, nel 1499. Le comandava Gian Giacomo Trivulzio, acerrimo nemico degli Sforza, e il grandioso modello del monumento fu usato come bersaglio dai suoi soldati fino alla sua distruzione. Ma la leggenda del cavallo di Leonardo era iniziata.

Il colosso di Dante Ferretti.

Il Cavallo di Leonardo ha ispirato molte opere nel mondo. E nel 2011, in occasione della mostra “Leonardo. Il genio, il mito”, nella juvarriana Scuderia della Reggia di Venaria, uno dei disegni di Leonardo ha ispirato il premio Oscar Dante Ferretti, che ha immaginato un allestimento di grande potenza scenica. La cassaforma immaginata per la testa del cavallo diventa infatti un’immensa costruzione di oltre 10 metri di altezza. Una colossale struttura di legno realizzata dalla Antiqua Restauri SRL di Luciano e Silvia Paschetto, grazie alle esperte mani di Gianpaolo Morandi e con la consulenza strutturale di Mario Ronchetta.

La straordinaria opera visionaria che rinnova il cavallo di Leonardo di Vinci. Un'opera di realismo utopico che conclude un sogno durato 500 anni | i disegni originali di Dante Ferretti | Bottega di Architettura

L’enorme testa di cavallo è costituita da una serie di listelli curvati di legno che ne definiscono le forme, esaltandone le dimensioni ora davvero colossali e integrando i dettagli originali di Leonardo – in particolari i “riccioli” che Leonardo aveva immaginato di sfruttare per legare insieme le diverse parti in legno. Come legno fu scelto il salice americano, un legno che bilancia flessibilità e resistenza, e dalle fibre dritte. Sono listelli a sezione 7x4cm scanalati e curvati. Una volta formati, ricavando micro-tagli con appositi seghetti giapponesi, si poteva incollare un listello 4x2cm nella scanalatura, fissandolo a umido con colla poliuretanica. La forma del listello veniva così fissata, ottenendo le necessarie forme organiche. Un capolavoro dell’artigianato. Tuttavia, tutta la parte bassa era chiusa da pannelli pieni e sostenuta da una struttura in acciaio in totale contrasto con la parte superiore.

Un’opera visionaria I.

La grande installazione immaginata da Dante Ferretti era pensata per una mostra indoor. Ma la grandiosità del progetto leonardesco richiedeva ben altra collocazione. Così, in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo, grazie all’AVTA, è stato possibile rinnovare quel progetto, e renderlo un cardine del sistema di giardini della Reggia di Venaria. Il Colosso andava però ripensato. Bisognava infatti trasformarlo in un hub espositivo in cui ospitare un breve percorso che i 500 anni di storia del cavallo di Leonardo fino al suo compimento contemporaneo. Soprattutto, però, bisognava elevarne la dimensione visionaria propria del progetto originale. Un’opera nell’opera, una visione nella visione.

Per valorizzare sia gli assi prospettici dei giardini, sia la dimensione del Colosso, l’opera è stata posizionata nell’emiciclo sud del Gran Parterre, orientandola verso la Regia Scuderia. Si crea così una relazione di più ampia portata con gli assi pedonali e con le geometrie dei Giardini Storici Alti, includendo LA LUNA E IL COLOSSO in un vero e proprio sistema delle opere d’arte. Inoltre, le siepi che delimitano l’esedra diventano una quinta scenica che farà da sfondo al Cavallo. Una quinta ora solo potenziale, che diverrà percettibile fin dalla Galleria di Diana proprio grazie all’installazione. Da un lato quindi il cavallo è valorizzato nella sua presenza, permettendone una vista di scorcio che non ne mette in risalto le forme. Dall’altro esso rinforza il disegno di più ampio respiro dei giardini tutti.

E all’interno dell’intreccio di linee, chiaramente distinta, emerge una bolla. Una forma sferoidale, che emerge dal terreno in totale indipendenza dal cavallo, rispetto cui si definisce in negativo. Tanto IL COLOSSO è movimentato e ricco, tanto LA LUNA è un gesto minimale, di assoluta purezza.

Un’opera visionaria II.

La pesante struttura in ferro e legno che prima costituiva i primi 4 metri del cavallo è stata completamente ripensata. In continuità con la parte superiore, i listelli di legno proseguono, lineari, arrivando fino a terra. Dietro di essi, una struttura metallica costruita al laser segue esattamente le forme delle curve, svanendo nell’intreccio. La bolla interna è così totalmente libera, priva di legami fisici con il cavallo. Ma inestricabilmente legata ad esso.

In modo simile a quanto studiammo per IL GIARDINO NEL CIELO, la sua finitura dolcemente riflettente si anima infatti dei negativi dei listelli, rendendola sempre presente nella sua assenza. Una purezza geometrica che crea un vero e proprio mondo interno: un lirismo che rende davvero l’opera visionaria.

Un mondo visionario, in cui i sensi vengono sinfonicamente stimolati. Sin dall’ingresso, gli echi dei passi moltiplicati dalla forma convessa avvolgono il visitatore, immergendolo nell’allestimento. Che a sua volta lo avvolge completamente, proiettandosi sulle parete, deformando le linee al ritmo dell’occhio che le guarda. E procedendo, l’impressione stereoscopica si amplifica, fino a giungere al centro geometrico della LUNA. Un punto singolare in cui le onde sonore entrano in fase, moltiplicandosi a dismisura, evocando una dimensione spaziale enormemente più ampia: gigantesca, titanica quanto la struttura del COLOSSO. E da quel punto, volgendo in alto lo sguardo, un oculo trasparente permette di vedere il cielo, filtrato tra i listelli del muso del cavallo. Come in un sogno, si percepisce di nuovo il fascino di quella “ schiacciante rappresentazione di potenza” che Leonardo voleva evocare.

Il gioco dei sensi travalica così spazio e tempo. Come in EPIFANIA, udito, tatto, vista concorrono a creare un mondo diverso che nasce grazie, e con, il visitatore. Nessun progetto metafisico, nessun simbolismo, deriva contemporanea di un’architettura sempre più retinica. Ma , presente di giorno quanto di notte.

La straordinaria opera visionaria che rinnova il cavallo di Leonardo di Vinci. Un'opera di realismo utopico che conclude un sogno durato 500 anni | la costruzione notturna | Bottega di Architettura

Un destino beffardo.

Quando Leonardo sognò il suo cavallo, ne pensò ogni fase costruttiva, ne risolse ogni problema. Solo la guerra lo fermò. Quando Dante Ferretti sognò di nuovo quel cavallo, venne creata una grande scultura. Con LA LUNA E IL COLOSSO, quella visione si rinnova di nuovo. La scultura diventa architettura vissuta, vivibile. Influenza lo spazio, lo orienta, si pone in proporzione con i giardini, crea nuove prospettive. E insieme definisce una soglia, un luogo, rendendo abitabile il cavallo di Leonardo, facendo davvero vivere le sue mastodontiche, titaniche dimensioni. Un’utopia diventata finalmente realtà, un impossibile che diventa possibile. Anche per questo, LA LUNA E IL COLOSSO è davvero un’opera visionaria.

Ma il fato ha avuto ancora l’ultima parola, almeno per ora. Pochi giorni dopo l’inaugurazione, una tromba d’aria si abbatte sulla zona. Divelle tetti, sradica alberi, strappa rami e pali. La Luna si salva, ma il Colosso di Leonardo subisce pesanti danni, parzialmente collassando.

La straordinaria opera visionaria che rinnova il cavallo di Leonardo di Vinci. Un'opera di realismo utopico che conclude un sogno durato 500 anni | i danni della tromba d'aria | Bottega di Architettura

Parte così una nuova avventura, quella di un restauro che inevitabilmente modificherà di nuovo il progetto, per portarlo, una volta ancora, alla luce: perpetrando un sogno lungo 500 anni.

LA LUNA E IL COLOSSO | Reggia di Venaria

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