Bottega di Architettura

Bottega di Architettura | Carlo Deregibus Silvia Sgarbossa | logo
CONCORSO DI IDEE PER IL RECUPERO ESTETICO FUNZIONALE DELLO SPAZIO ESTERNO DI PALAZZO FABRONI
COMMITTENTE: Comune di Pistoia
PROGETTO: Carlo Deregibus, Silvia Sgarbossa con Marco Basso e Chiara Carrano
PROGETTO FINALISTA
MOSTRE:
“Un giardino nuovo per Palazzo Fabroni”, Pistoia, Palazzo Fabroni, 9 aprile – 5 giugno 2016

EVOCAZIONE

Nel passato i giardini all’italiana, con le loro grazie geometriche, la loro delicata purezza, la loro natura ideale, trasportavano in una dimensione sospesa, indifferente alle imperfezioni del mondo dei più. Erano luoghi di evasione, di contemplazione, di estasi. E di sublime architettura.

Oggi, al cortile di Palazzo Fabroni è richiesto un compito più ampio e complesso. Diventare parte del nuovo museo, maturare un ruolo urbano, partecipare a un più ampio sistema del verde, ospitare eventi e manifestazioni culturali. E, non ultimo, testimoniare il passato che fu. Ma in fondo, ineluttabile e insieme auspicabile, rimane la sua primitiva vocazione di luogo di evasione, di contemplazione e di estasi. Una dimensione preziosa, e da ricercare anche al di là delle antiche forme.

La nostra idea di progetto realizza questa stratificazione di significazioni e usi, attraverso pochi semplici gesti, di grande impatto. Un percorso centrale, che riallinea l’ingresso al Palazzo al percorso del Carbonile, attraverso un varco nel muro storico. Due grandi, semplici prati, solcati ma mai interrotti dalle tracce delle siepi che furono. E una grande installazione sensoriale sospesa, che ne riprende le forme: un sistema d’illuminazione formato da quasi diecimila steli che oscillano con il vento sfiorandosi, come fili d’erba.

EPIFANIA

Di giorno, lo sguardo attraversa la loro eterea trasparenza: il Palazzo, il cielo ne vengono lievemente sfocati, come in un miraggio. È solo il leggero ticchettare degli steli, mossi dal vento, a rivelarne la presenza. Un suono mutevole come l’aria, un mormorio che solletica l’udito e seduce lo sguardo. Di notte poi, gli steli si animano e animano lo spazio, illuminandosi nelle loro diverse lunghezze. Si diffonde un bagliore fatto di schegge di luce che accarezza luoghi, oggetti, persone.

È una epifania, nell’antico senso di ἐπιϕάνεια. Un’apparizione, una manifestazione che si concreta attraverso l’architettura. Le antiche forme del giardino si tramutano in suggerimenti sonori e visivi, diventando parte di un sistema dall’uso eterogeneo. L’installazione sensoriale è la via per assaporare, ancora una volta, quell’estasi che è l’autentica misura dell’arte: e in essa vive anche un omaggio all’indimenticabile Gino Sarfatti e alla sua Nuvola.

Il progetto realizza uno spazio esterno di grande forza ma al tempo stesso di minimo impatto: una leggerezza materica che ne contrappesa la ricchezza timbrica e percettiva. Il disegno dell’antico giardino è recuperato e ripristinato nella sua dimensione di assenza, in negativo. Una manifestazione eterea e rivissuta di ciò che fu, ottenuta grazie all’installazione sensoriale e attraverso esili tracce, tatuate nell’erba da cordoli livellati con il terreno.

L’installazione sensoriale

Gli steli sono sospesi a una struttura in esili cavi di acciaio inox, tesi tra l’edificio stesso e una nuova struttura che affianca il nuovo muro di cinta. Il loro diametro le fa scomparire, e il passo ridotto tra le funi, di 40 cm, rende trascurabile il carico sull’edificio e di fatto invisibili gli ancoraggi.

A esse sono appesi profilati di alluminio dalla ridottissima sezione (2×5 cm), così da svanire agli occhi, lasciando fluttuare le luci come nel vuoto. Ai profilati sono poi fissati gli steli in polimetilmetacrilato (pmma) trasparente: a illuminarli, un LED bianco, posto alla sommità di ogni stelo. Gli steli hanno lunghezza variabile tra 60 e 160 cm, realizzando la manifestazione del giardino che fu. L’installazione sensoriale fornisce così un’illuminazione ideale e regolabile per zone, risolvendo con un unico sistema le alterne necessità di luce diffusa, concentrata o selettiva.

Il progetto dello spazio

La superficie del cortile rimane in effetti libera, consentendo la massima flessibilità nell’uso dello spazio. Persino le sedute, disegnate su misura, sono mobili e ruotano, così da adattarsi alle singole persone o ai gruppi che le usino. Attorno al percorso assiale, che costituisce la connessione con la città, si sviluppa uno spazio a tutti gli effetti museale, capace di ospitare opere anche di grande dimensione, così come eventi e manifestazioni culturali.

Il muro di cinta che sostituisce l’attuale recinzione, riusandone il cancello, fronteggia il muro del Carbonile. È un muro massivo, che nasconde gli elementi impiantistici e al tempo stesso diventa grande vaso, trasformando la struttura metallica in una pergola verde sotto cui i percorsi si incontrano, e che fa da contraltare al portico. Un luogo di ombra, che accoglie una gradonata da cui assistere agli eventi, o dove sostare.

Gli accessi consentono percorsi differenziati. Un accesso per la Litografia su via Santa, sufficientemente ampio anche per il carico e scarico dei suoi materiali. Uno, opposto, per coloro che si rechino all’Anagrafe e agli uffici comunali, che lambisce il prato fino alla rampa. E naturalmente il percorso centrale in pietra, che dà l’accesso al giardino agli spazi del museo. Da qui, potranno accedere anche i mezzi per l’allestimento delle opere, o per le emergenze. Nessuna rigida separazione, quindi: piuttosto, un’attenta articolazione che inserisce i tre percorsi nel disegno del giardino.

Ad abbracciarli e connetterli, la grande pergola verde: complemento ideale, anche a livello olfattivo e sonoro, dell’installazione sensoriale.

Oltre l’installazione sensoriale. Sostenibilità e partecipazione

L’intervento si caratterizza per una spiccata sensibilità ai temi della sostenibilità. Il progetto promuove infatti un forte aumento della superficie verde permeabile, raddoppiata nell’ipotesi di progetto e arricchita dal recupero delle piante oggi presenti nel cortile. Saranno inoltre piantumate ulteriori specie rampicanti (Parthenocissus tricuspidata) sulla pergola, aumentando così il numero di esemplari e specie presenti. Egualmente rilevante è l’uso di materiali locali – ad esempio la pietra albarese  – e riciclabili. La struttura dell’installazione sensoriale, interamente reversibile, è costruita interamente a secco e attraverso l’assemblaggio di elementi semplici e recuperabili. E il sistema di illuminazione, regolabile e interamente a LED, è studiato per essere sempre ottimizzato e favorire una semplice manutenzione.

In ogni caso, il progetto del nuovo giardino di palazzo Fabroni è solo la prima parte di un processo di rinnovamento più ampio. Per inserirlo davvero in una dimensione sociale e urbana, servirà il coinvolgimento attivo di cittadini e associazioni in un dialogo aperto e attivo. Una partecipazione da non intendere come mera espressione di preferenza preventiva: quasi si trattasse di un semplice sondaggio, di una domanda a risposta multipla. Ma, piuttosto, come inserimento collaborativo nel ciclo di vita del giardino, in tutte le sue fasi.

EPIFANIA | il nuovo giardino di Palazzo Fabroni

Una grande installazione sensoriale per il nuovo giardino di Palazzo Fabroni a Pistoia. Vista notturna | Bottega di ArchitetturaUna grande installazione sensoriale per il nuovo giardino di Palazzo Fabroni a Pistoia. Vista diurna | Bottega di ArchitetturaUna grande installazione sensoriale per il nuovo giardino di Palazzo Fabroni a Pistoia. Pianta e sezione | Bottega di ArchitetturaUna grande installazione sensoriale per il nuovo giardino di Palazzo Fabroni a Pistoia. Stato di fatto | Bottega di ArchitetturaUna grande installazione sensoriale per il nuovo giardino di Palazzo Fabroni a Pistoia. Vista diurna | Bottega di ArchitetturaUna grande installazione sensoriale per il nuovo giardino di Palazzo Fabroni a Pistoia. Vista notturna | Bottega di ArchitetturaUna grande installazione sensoriale per il nuovo giardino di Palazzo Fabroni a Pistoia. Dettagli e schemi progettuali | Bottega di Architettura

© Riproduzione riservata