“TURNS. Dialoghi tra architettura e filosofia”
25 Mag , 2018 - News, Pensieri sull'architettura
Carlo Deregibus cura, con Alberto Giustiniano, il volume speciale di PK
Questo libro è la traccia di un dialogo spesso acceso, ricco di incomprensioni e riconciliazioni, tra architetti e filosofi, docenti e professionisti, e ancora biologi, dottori di ricerca, studenti. È il racconto di due discipline, architettura e filosofia, che si voltano a guardarsi per mettersi in gioco e scoprirsi. Una svolta concettuale capace di rivoluzionare le due discipline, rinforzandole.
Carlo Deregibus, Alberto Giustiniano, a cura di, “TURNS. Dialoghi tra architettura e filosofia”, Philosophy Kitchen EXTRA#2, Torino 2018. SCARICALO QUI
Un libro per architetti
Da un lato infatti, l’architettura ha sempre avuto, quasi naturalmente, un rapporto con la filosofia. In passato, perché la società si evolveva in modo relativamente lento, attraverso sedimentazioni di usi che diventavano convenzioni sociali, di pensiero, di stile. Il pensiero espresso dai filosofi aveva il suo contraltare fisico negli edifici degli architetti, e i significati erano decifrabili perché si condivideva un sostrato convenzionale.
Ma ora qualcosa è cambiato. Ora le correnti durano pochi anni, come le mode, spesso senza lasciar traccia. E così spariscono le teorie dell’architettura, cioè regole che stabiliscano cosa sia giusto costruire, e fioriscono retoriche e poetiche personali. La fragilità dell’architettura è ormai fisiologica, tanto da divenire oggetto di (giustissima) satira.
Ed è qui che la filosofia diventa per l’architettura non solo utile, ma necessaria, ancor più di un tempo. A patto, certo, di non usarla in senso analogico, tramutando i concetti in forme e i pensieri in stili. Il fatto è che i filosofi ragionano spesso di temi che in realtà interessano (o dovrebbero interessare!) molto gli architetti: temi come lo spazio, l’invenzione, la città, la forma, il potere. Per gli architetti, allora, leggere un libro, discutere, lavorare con i filosofi significa capire qualcosa in più di quei temi, e così progettare con una maggior consapevolezza. O perlomeno, ad avere più approfondita convinzione sulle ragioni del progetto, così da valutarne meglio effetti ed esiti.
Un libro per filosofi
Dall’altro lato, per il filosofo l’architetto è, o dovrebbe essere, un interessante e misterioso oggetto di studio. Infatti l’architetto e il progetto sono figure sfuggenti, tanto da investire la riflessione filosofica con effetto retroattivo, arrivando persino a far scricchiolare le sue fondamenta concettuali. Se le si guarda dal punto di vista del progetto, nozioni come verità, libertà, realtà, conoscenza, invenzione, possibilità, necessità, per secoli alla base del pensiero occidentale, vacillano.
Eppure, quasi sempre è il filosofo che viene interpellato, utilizzato o coinvolto nel lavoro dell’architetto, in molti casi con l’intento di travisare le sue riflessioni. Ma allora, compito del filosofo sarà esercitare una sistematica e implacabile strategia di provocazione, creando una crisi, mettendo in discussione ciò che è dato. Sapendo che, come spesso accade, la domanda serve soprattutto per ri-conoscersi, per rileggersi attraverso una nuova forma di mediazione. L’architettura è il mezzo per progredire in una lettura del mondo ancora incompiuta, e in cui il progetto ha un ruolo decisivo.
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