CONCORSO INTERNAZIONALE DI IDEE PER LA RIQUALIFICAZIONE ARCHITETTONICA E AMBIENTALE DI PIAZZA GIACOMO MATTEOTTI IN FOLIGNO.
COMMITTENTE: FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI FOLIGNO.
STRATIFICAZIONE DI UN LUOGO PUBBLICO
C’è stato un tempo in cui il rifugio anti-schegge di Piazza Matteotti rappresentava una tregua dagli eventi esterni, offrendo una preziosa sicurezza. Quel tempo di guerra, sconvolgente e tragico, è per fortuna finito. Ma le forme del rifugio hanno perdurato, condizionando forme, usi e immaginari della piazza. Fino a corromperla. La riqualificazione della piazza è l’occasione per riconquistarla, e renderla di nuovo viva e utile.
Piazza Matteotti è la storia di una lunga stratificazione. A inizio Novecento, la costruzione del palazzo a sud ne modifica la forma prima quasi regolare. Nascono così zone diverse: a nord un ambito più ampio e chiaramente pubblico; a sud-ovest una zona più appartata, non casualmente usata con sedie e tavolini. Quando poi viene realizzato il rifugio, il dislivello tra il lato nord-ovest e il lato sud-est si presentifica in un gigantesco gradone. Si generano così generando di fatto una piazza “alta” e una “bassa”. E si genera una frattura rimasta tale nel corso dei decenni, e che ha profondamente influenzato gli usi della piazza. Se infatti gli ampi spazi consentono il mercato settimanale di antiquariato, proprio quella divisione netta crea una chiusura tra le parti.
RIQUALIFICAZIONE DELLA PIAZZA COME RICONQUISTA
Cessa così la natura pubblica di condivisione del luogo. Eppure, la piazza fa parte di un sistema spaziale che collega diversi luoghi folignesi in una vera e propria sequenza. È una serie di luoghi pubblici in continuità, ma tra loro molto diversi, di cui piazza Matteotti è ideale completamento. Infatti, per forma, struttura, storia, questo luogo ha una chiara vocazione ad accogliere luoghi di sosta, più che di passaggio. Da semplice “posto”, insomma, la piazza deve ritornare a essere un “luogo” per i cittadini.
Per questo, riteniamo che destinazioni legata alla promozione dei prodotti locali, o a musei del passato, o ancora a centri settoriali, come è stato ventilato, non possano essere il giusto destino del rifugio. Perché limiterebbero la vita del luogo ai turisti di passaggio, o a utenti casuali, o molto specifici. Il rifugio rischia cioè di ridursi a luogo simbolico, di rappresentanza, che renderebbe impossibile una reale appropriazione del luogo da parte dei cittadini. Un luogo di nessuno, e non di tutti.
Mentre la vera riqualificazione di una piazza passa attraverso la riconquista dello spazio. Il rifugio anti-schegge non dev’essere ridotto a mero monumento di se stesso o, peggio, usato alla stregua di una scatola neutra. La sua presenza fisica è infatti traccia di significati pubblici profondamente inscritti negli immaginari, e la cui presenza può e deve essere rivivificata. Cioè resa viva, pulsante, nella vita quotidiana dei cittadini, che invece di passare di fianco al rifugio vogliano di nuovo abitarlo.
I LUOGHI DEL SILENZIO
Di fronte a questa complessità, e guardando alla riconquista del luogo, il progetto agisce con poche mosse di grande forza formale, reificando i valori di relazione con il luogo e le tracce del passato.
Un grande segno circolare raccoglie le diverse presenze formali, armonizzandole secondo un unico principio ordinatore. Centrato sugli assi del rifugio e sulla diagonale proveniente da Piazza della Repubblica, taglia il rifugio aprendone una vasta porzione al pubblico. Attraverso una serie di dislivelli concentrici, sarà infatti possibile accedere fino al piano seminterrato. I segni circolari lasciano una grande area utilizzabile per gli eventi e il mercato, insieme creando una zona più raccolta, attorno alla quale si aprono i locali del fu rifugio. Così nascono I LUOGHI DEL SILENZIO, in cui esperire, ancora e di nuovo, un’autentica tregua dagli eventi esterni.
Nel convulso e stressante ritmo di vita, infatti, i beni più preziosi sono il tempo e il silenzio: due privilegi inaccessibili ai più. In questi spazi, gestiti in sharing attraverso una App dedicata gestita dal Comune, chiunque potrà esperire davvero il silenzio nelle sue diverse forme, e nelle sue potenzialità: di isolamento, di creatività, di concentrazione, di condivisione. Quattro spazi indipendenti per quattro tipi di utenti: da soli o in piccoli gruppi, in ogni caso alla ricerca di un luogo in cui isolarsi e, finalmente, rilassarsi. Come in Epifania, l’esperienza sensoriale assume toni mistici.
RIQUALIFICAZIONE DELLA PIAZZA COME ESPERIENZA
Ma l’esperienza della piazza assume nuova forza anche alla dimensione urbana. In questo spazio raccolto, irrompe un nuovo accesso alla piazza. Da Via della Misericordia scende infatti una rampa che crea un nuovo asse di continuità, e l’accesso alla piazza, arricchito da questa via, diventa più fluido anche per la nuova grande rampa sul lato del segno circolare, dalla dolce pendenza. Una finitura in resina colorata segna la nuova assialità e le tracce degli antichi muri, a far riemergere la struttura che era ma anche le sue relazioni intime con le forme dell’intorno storico. La copertura del rifugio diventa una nuova piazza: e di nuovo, le tracce dei muri del rifugio diventano spartito per un nuovo luogo pubblico, con segni a pavimento in pietra che diventano anche sedute.
A rinforzare la rinnovata centralità, la piazza viene riproporzionata costruendo, idealmente, un “palazzo” verde a fianco di quello novecentesco, sul lato sud. Una serie di tigli – Tilia cordata Miller- formano quasi un piccolo bosco urbano, introducendo prepotentemente la natura nella piazza. Una natura non decorativa né meramente funzionale: sotto le sue fronde si formerà infatti una condizione di ombra che rievoca l’atmosfera quasi sacra che accompagnava nell’antichità l’uso di questa specie, tipica della zona. Attorno al tronco di questo “albero del popolo”, com’era detto, si era soliti riunirsi, celebrare eventi, amministrare la giustizia. Un richiamo a una comunità rinnovata, e rigenerata dai nuovi spazi della piazza, finalmente restituita alla vita autentica dei cittadini.