Addio alla Nakagin Tower di Tokyo
12 Apr , 2022 - Pensieri sull'architettura
Oggi, dopo esattamente 50 anni dal suo completamento, inizia la demolizione della Nakagin Capsule Tower. Capolavoro dell’architettura contemporanea, la torre era il più famoso edificio del Metabolism [shinchintaisha], l’avanguardia giapponese degli anni ’60 che tanto ha influenzato gli immaginari, ad esempio attraverso manga come Akira. Erano anni di boom, in cui le città si trasformavano in modo estremo e improvviso. E l’obiettivo del gruppo era, come dichiaravano nel loro manifesto del 1960, non lasciare spazio a un metabolismo spontaneo, a uno sviluppo metastatico: “We are not going to accept metabolism as a natural process, but try to encourage active metabolic development of our society through our proposals” [Metabolism 1960: The Proposals for a New Urbanism. Tokyo: Bijutsu Shuppan-sha Co.].
E se gruppi paralleli come gli Archigram immaginavano città semoventi e megacostruzioni, per i Metabolist giapponesi la base per la città futura diventa il pattern, il modulo o, per meglio dire, la cellula. Evidente nell’Expo di Osaka del 1970, questo tentativo trova nella Nakagin Tower la sua espressione più concreta e famosa.
La Nakagin Tower e la poetica della modularità
Pensata come residenze per il cittadino contemporaneo, impegnato e indaffarato, la Nakagin Tower è (era) composta da 140 capsule tutte uguali. Una struttura montata in sequenza, attorno a vani scala ritorti che danno accesso a livelli diversi ai vari moduli, raggruppati in due torri su un unico basamento commerciale e con un unico ingresso centralizzato. Qui trovate qualche foto anche di cantiere.
Non c’erano cucine, né elettrodomestici. Solo mobili dal sapore spaziale, realizzati su misura e tutti uguali, con un piccolo bagno tipicamente giapponese, con la piccola vasca tipo onsen. Erano case su misura per un abitante che non ha tempo per cucinare, essenziali nel loro minimalismo nipponico.
3,8 metri di lunghezza, 2,3 di larghezza, 2,1 di altezza. In nemmeno 10 metri quadri, sfruttando la trasformabilità dei mobili e del futon, si creava un ambiente abitativo completo, illuminato dalla grande, iconica finestra circolare – un tempo schermabile con tende ad hoc, e con schermature fisse contro l’introspezione.
Piccola? Certo. Inabitabile? Mica tanto. In Giappone, anzi, vengono costruite spesso torri con alloggi di dimensioni similari, anche se magari più convenzionali come costruzione ed estetica. E anche in Italia in molti luoghi marittimi si trovano abitazioni con dimensioni simili, soprattutto se eliminiamo la cucina – cosa che in Giappone è possibile per tante ragioni da noi non applicabili.
Un capolavoro, quindi, e l’ennesima perdita di un’architettura contemporanea irripetibile.
Però. La Nakagin Tower alla prova del tempo.
Però bisogna anche dire che già anni fa i residenti si espressero, con maggioranza schiacciante, per la demolizione del complesso. Certo, la torre è in una zona eccezionalmente pregiata di Tokyo (tra Shinbashi e Ginza), quindi sicuramente una ricostruzione avrebbe portato grandi guadagni. Ma il fatto è che quell’edificio cadeva a pezzi.
Abbiamo avuto l’occasione di viverci qualche giorno, poco tempo fa. Era un disastro da tutti i punti di vista, non ci sono modi per dirla altrimenti. I setti in calcestruzzo erano in condizioni drammatiche. I moduli, anche sollecitati dai tanti terremoti, avevano retto bene in sé, ma rispetto alla struttura principale della torre mostravano crepe e tagli importanti. Gli impianti erano a un livello di insicurezza raro, soprattutto in Giappone. I moduli erano freddissimi in inverno, caldissimi in estate. Porte, scale, bagni, tutto avrebbe necessitato non una ristrutturazione, ma una ricostruzione – qui trovate un racconto più ampio. E questo non perchè nessuno si sia occupato di una sana manutenzione corrente, ma perchè un’obsolescenza rapida era in fondo nelle premesse stesse di quell’architettura.
Come scriveva Kurokawa: «La capsula è un’architettura cyborg. L’uomo, la macchina e lo spazio costruiscono un nuovo corpo organico, l’architettura d’ora in avanti assumerà il carattere di apparecchiatura» [Kurokawa Kishō (1977). Metabolism in Architecture. Londra: Studio Vista].
Obsolescenza programmata.
Nelle idee originali, le capsule avrebbero dovuto essere sostituite man mano che si deterioravano. Ma la struttura principale? Nel 2007 Kurokawa propose un progetto di rinnovamento della Nakagin Tower, cercando di opporsi a un destino che sembrava segnato, ma la proposta non ebbe seguito. D’altra parte, se quelle capsule erano significative 50 anni fa – pensate a quanto famosi siano diventati i Capsule Hotel! – ora hanno perso il loro senso d’uso. Forse potrebbe esserci una dimensione turistica, o magari, come nel film Wolverine, potrebbe essere usato come love-hotel. Ma sarebbero palliativi.
Ecco che allora, alla fine della sua vita utile, è forse giusto che invece di mummificare la cellula abitativa, la città continui il suo metabolismo, nel suo continuo rinnovarsi. Addio, Nakagin Tower.
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