CONCORSO INTERNAZIONALE DI IDEE PER LA RICOSTRUZIONE DELL’IMPIANTO EX-FILADELFIA DI TORINO
COMMITTENTI: Fondazione Filadelfia
PROGETTO: Augusto Andriolo, Nicola Rossi, Silvia Sgarbossa
CON: Gabriele Maragotto (computi), Protecno Engineering srl (impianti), Roberto de Marchi (progetto del verde)
PRIMO PREMIO
Il vecchio stadio come traccia opportuna
Il progetto del nuovo Stadio Filadelfia nasce da uno sguardo attento alle caratteristiche fisiche e funzionali e alla qualità architettonica del vecchio impianto, accordandole ai nuovi requisiti funzionali.
Certo, la nostalgia può rappresentare un grave rischio per l’architettura. E certo, in questo caso, le motivazioni di carattere “affettivo” impongono un legame stretto e attento con le preesistenze, quel “Fila” cui tanto tifosi e cittadini sono affezionati. Ma a questo si aggiunge la convinzione che il vecchio impianto, pur se economico e austero, possa suggerire anche regole e dispositivi utili al disegno di un impianto moderno.
Le pendenze dei vecchi spalti e la loro distanza dal campo di gioco garantiscono una visibilità ottimale, così come la loro disposizione, spezzata in senso longitudinale. La posizione baricentrica della corte, bordata dalla Tribuna Storica, consente di presidiare l’area, creando un luogo di relazione con l’intorno. La conformazione dell’area come recinto corrisponde in modo convincente alla definizione di un “luogo”: sia nel senso originario di “spazio tecnico” per lo svolgimento di precise attività, sia nel senso presente e futuro di “spazio temporale”, di luogo della memoria.
Il nuovo stadio e la costruzione della memoria
Il progetto ripropone, lungo le gradinate nord e sud e nel settore distinti, la medesima sezione prevista nell’originale progetto del ’32. Lì, gli spalti avevano nella parte inferiore inclinazione di 23°, e in quella per poi diventare più ripidi nella parte superiore. Il nuovo progetto dispone i gradoni a disposizione degli spettatori, la cui dimensione riprende le proporzioni di quelli esistenti, nella parte superiore. Mentre tratta tutta la parte inferiore a verde, riprendendo la medesima pendenza dell’originale. In questo modo, anche con la riduzione dell’impianto a 3.500 posti, si ottiene una perfetta continuità tra gli spicchi rimasti e nuove gradonate.
La mole dell’impianto storico si ripresenta, fedele, ma aggiornata.
Un’immagine storica mostra la conformazione precedente della Tribuna Centrale, il cui sedime corrispondeva alla tribuna coperta. In effetti, il successivo raccordo con gli spalti previsti dal progetto del ’32 sembra essere dettato più da esigenze di capienza che non da una scelta architettonica. Questo è chiaro sia nel mancato di allineamento delle gradonate, sia nelle asimmetrie in prospetto, e ancora dal compromesso carattere spaziale delle risalite agli spalti. Per questo, il progetto ripristina la condizione precedente. Libera così le risalite laterali tuttora esistenti e da preservare, e consente la permeabilità visiva tra stadio e corte.
Il Campo Torino
Considerando la ridotta capienza dello stadio e, per contro, la grande fruibilità pubblica, l’area futura dovrebbe tornare al suo vecchio nome: “Campo Torino”. Richiamando uno spazio in cui l’attività sportiva trova la sua ragione nella presenza di persone che in quel luogo, domestico e quotidiano, si riconoscono. Anche per questo, il muro di cinta lungo via Giordano Bruno viene mantenuto. Diverrà basamento della nuova Testa, riprendendo la parete in mattoni facciavista che cinge l’impianto fino all’ingresso.
Nel complesso, la nuova costruzione evita di aggiungere forme, preferendo l’uso di una sorta di metrica ricorrente. La nuova Testa Est (commercio e foresteria), i nuovi spalti, la Tribuna ricostruita, seguono così il tracciato geometrico del vecchio impianto, in una logica di iterazione degli elementi strutturali e dei sistemi di distribuzione. È infatti importante che il tono complessivo recuperi misure, proporzioni, materiali e colori del vecchio impianto del Torino. Anche in antitesi al tono avveniristico dell’impianto dell’altra compagine cittadina, cui i tifosi granata si sono sempre, fieramente, opposti.